DUE SU DUE? Bionde contro
more (tanto per cambiare)
Non me ne vogliano le
bionde, ma anche sì, dato che giochiamo in squadre avversarie per forza di cose: due su due son troppe, se ti capitano lo stesso giorno.
Lido, Festival del
Cinema. Un’indigestione di film, se non si sta attenti, e l’irresistibile
tentazione di collegarne temi, motivi e chissà che altro.
Il bello del festival è
(anche) che puoi vedere gli attori dal vivo, tastare di persona l’impatto che
hanno come persone viste a tu per tu, e verificarne la concretezza. Così mi è
capitato, anni fa, di scambiare quattro parole con una gentilissima, molto “easy”
e altrettanto trasparente Claudia
Pandolfi. Alta quanto me, larga la metà, mi ha di certo colpita e fatta sentire
vergognosamente in colpa per ogni merenda spuntino e aperitivo degli ultimi 30
anni (lacrime di coccodrillo, manco a dirlo). Ora quando la vedo in un film e tutti
dicono “sembra magra, sarà la proporzione della tv”, io so che non è così. Che è
magrissima e punto.
Quest’anno sono
stata in conferenza stampa di alcuni
film. Lì gli attori vanno per contratto, e devono pure dire la loro, con
alterne fortune (perché non leggono prima le dichiarazioni che i loro uffici
stampa preparano per loro, e che tutti noi poi leggiamo nei giornali?).
Ora, in due film, visti a
ruota, l’attrice è una biondissima, sofisticata attrice. Per par condicio, una
era americana e una italiana, ma sempre super bionde, platino o quasi. Nei film,
capello cortino e bruno.
Per il film americano,
dalla sala arriva la domanda, per la regista: come mai ha scelto di avere l’attrice
in versione bruna? (dico io: perché non hai preso direttamente una bruna, già
che c’eri?). Risposta: per rendere più vero il personaggio.
La ragazza americana,
figlia di buona famiglia upper class, se la fai pure bionda non ci crede
nessuno che abbia una vita vera, dei problemi, dei sospesi e così via. Resta “personaggio”
e mai “persona”.
Lo stesso accade in un
italianissimo film. La bionda attrice (che al festival era sperticatamente
bionda, direi, proprio senza mezzi termini) è una brava, niente da dire. Ma nel
film viene “smorzata” in bruna con capello corto, proprio per portarla nella
vita reale e nella tragedia domestica che interpreta dove, da biondo Marylin
farebbe fatica a stare. Tanto che mia mamma, dopo averla vista in sala, da
distante, pensava che nel film interpretasse una parte marginale (l’amante,
tanto per non destar sospetti di stereotipo) e non la moglie tradita e
affranta.
Quando giuro a mia mamma
che quella moretta del film è la stessa biondazza in sala, il suo commento è
lapidario: « E serve una sventola così per rendere una donna normale?» Il che
mi fa riflettere anche del contrario. La donna ha quella faccia lì, che vedi
sullo schermo, solo che poi fa la biondazza.