giovedì, settembre 20, 2007

20 settembre

Per noi (Baldo) è una data storica. La fondazione di Roma. Infatti, proprio Roma si chiamava mia nonna, nata il 20 settembre del 19... e poco più. Da noi i compleanni si festeggiano alla grande (per mancare devi essere all'estero, in turno in clinica, o malatissimo). Naturale che dopo averlo fatto per quasi 100 anni (anche se in realtà non so a quando risale l'usanza), non si possa cessare così, di brutto. Se non si festeggia, con la modalità del pranzone comunitario e luculliano, almeno si ricorda una data di compleanno, anche di chi ha smesso, per cause naturali, di compiere gli anni.

Per questo, da qualche anno il 20 settembre è una sorta di festa nazionale privata (si potrà dire così)? Da compleanno della nonna a nuova tradizione di clan, grazie all'interessamento delle zie, appassionate di ricerca storica e di araldica.
Mia nonna non poteva passare inosservata. Porta il nome della capitale, appena ingentilito dall'appellativo di Rometta con cui tutti la conoscevano, ma spietatamente prosaico all'anagrafe, e detestato da lei stessa.
Non sfugga che il 20 settembre è la data della breccia di porta Pia, e che mia nonna era figlia di un garibaldino di prima ondata (si fa presto ad arrivare a quegli anni). Del bisnonno Zamuner so pochissimo, se non che si sentì premiato dalla nascita della figlia proprio in una data tanto importante. E subito duqnue attribuì il patrio nome (mamma mia, se ci penso, è uan cosa da star hollywoodiane), con sommo disappunto del prete, che poco condivideva l'intrusione dell'esercito a casa del papa... Come vendicarsi? Rifiutando il battesimo della piccola, che rischiava la scomunica ancora prima di aprire gli occhi, se non con un nome di santo. Escamotage dell'eclettico ma risoluto bisnonno: secondo nome "Giuseppina" (indovna come chi?). Secondo nome nè apprezzato nè tanto meno utilizzato dalla poi spavalda quanto devota nonna.

Dunque il pranzo ci sarà anche quest'anno. Non serve neanche fare gli inviti, che tutti sanno che sarà la domenica più vicina alla data giusta. Rimane l'attesa per i risultati artistici con cui la zia ospite ci stupirà ancora una volta.

Lamentele

Sono fastidiose? Legittime? Inutili? Forse tutte e tre le cose. Però ci si deve passare attraverso. Forse sono gli spifferi del coperchio del vaso di Pandora. Già, prima che esploda tutto, meglio sfogare a poco a poco con qualche "elegia" (se siete poeti) e se no con delle sane sessioni di lamento. Che, a seconda del carattere del lamentante, può assumere i colori dell'invettiva, o dell'autocommiserazione.

Eccomi qui, mi viene in mente di scrivere le mie pene, proprio a seguito di una densa giornata di lamenti. Giusti, per altro, e quindi legittimi, ben distribuiti tra diversi innocenti che, per essere amici miei, sono incappati in una di queste giornatine dedicate all'insulto globale. Una giornata davvero buia che mi ha ridotto con la faccia di un lottatore (di Sumo?) al termine del match... e me l'hanno pure detto. Però la sera, una ventata di genuinità, quattro risate iniziate con un sorrisetto sotto i baffi e poi via! un altro V-day, ma all'indirizzo di chi so io.

Anche l'incazzatura è energia che segue le leggi della fisica (?): nulla si crea nè si distrugge... ma si trasforma. E' sorprendente. Ed è anche una scappatoia. Si può scegliere: preferisci farti un fegato così o usare l'energia per costruire qualcosa? Ok, ora faccio la ganza, la filosofa, ma ieri avrei illuminato NYC con la rabbia che avevo in corpo (energie rinnovabili, purtroppo!). Oggi volo alto... o almeno ci provo. Accidenti, la mia memoria sforacchiata e la scuola moderna non mi permettono di citare molti versi della tradizione, e quindi un bel "non ti curar di loro, ma guarda e passa" è l'unico ritornello che mi viene. Però ci sta tutto. Vediamo chi avrà ragione alla fine. Magari gli altri, ovvero il motivo della rabbia e delle lamentele, ma solo se si guarda in ambito ristretto. Per ora la vittoria è quella di non pensarci.
E di poter essere libera, eventualmente, per reggere le giornate no di qualcun altro.