giovedì, agosto 07, 2008

Nulla accade per caso

Udite udite! Non sono io a dirlo, e nemmeno le mie amiche che (per gioco?) mi leggono i tarocchi, bensì fior fiore di analisti junghiani... insomma ho scoperto la storia delle "coincidenze significative", che mi piace molto e che, immodestamente, ho sempre saputo, in cuor mio. D'altra parte i paroloni degli studiosi non servono che ad etichettare cose che appartengono a noi comuni "clienti"...

Dunque, citando a memoria un'opera già divulgativa di per sè (temo sia il telefono senza fili), viene fuori che non è strampalato affatto pensare che non siamo noi gli autori della nostra storia. E' questo che ho sempre sentito! Noi siamo i protagonisti, questo sì. La nostra vita come un racconto, la nostra vita assetata dei racconti degli altri. Dunque, noi agiamo ma non sempre per nostro causare gli eventi (questa è la parte che mi piace). Ci sono anche altre cose, che esulano da una più o meno evidente programmazione. Quella programmazione che sempre più ci intossica la vita, secondo me. Nel nostro raccontarci, quante volte il consiglio da dare e ricevere è "lasciati vivere", "lascia un margine di incalcolato". Vogliamo pensare che c'è qualcuno o qualcosa che ha il ruolo dell'oste, senza il quale i conti è meglio non farli? Ecco... facciamo un po' come crediamo.

E poi, coincidenza! ti accorgi che hai vissuto una delle storie del libro. Che ha un significato, che ti "spiega" il senso delle coincidenze come momenti di "epifania" in cui ti risvegli dall'ipnosi in cui credi di essere tu al timone della nave, e scorgi, per un attimo, che sei solo la nave e che dovresti dare retta al tuo timoniere, chiamandolo con il nome che preferisci.

lunedì, giugno 30, 2008

Ironia della sorte

Davvero è tutto relativo. Ho tralasciato di scrivere sul blog interi mesi di vita. Sono stati troppo intensi per spiattellarli sul web. Così, per proteggere i pensieri che investivano la parte più intima dell'anima ho aspettato e aspettato. E ora, che mi viene voglia di imbrattare un po' il www mi accorgo che riprendo dall'ultimo post per scoprire che l'anno zero non è stato il 2007. O almeno non solo lui. Dall'ultimo post a questo di oggi quella "persona speciale" lo è diventata sempre di più. Troppo, dico ora. Per questo mi trovo a sorridere amaro pensando all'ironia della sorte. E non voglio nemmeno farmi sfiorare dall'acido commento che la sorte non c'è e siamo noi che ci portiamo a casa, andandoceli a cercare, i fatti più dolorosi e quelli più belli della nostra esistenza.

Ecco, peggio di Didone, ora mi trovo a cantare piangendo un amore incredibile. Creduto, però. Forse ancora vivo, come fiammella che rischia però di alimentare il rogo. Ma che non può essere più.

Il castello troppo fortemente difeso è stato espugnato da un uomo che si travestiva. E' entrato perchè dava sicurezze e un'immagine di sè che poi si sono miseramente infrante contro la realtà. Il mio amante mascherato. Forse per questo tanto bello? Perchè ho immaginato il suo volto, proiettandovi i miei sogni? Pare di sì, a sentire gli esperti. Io ci credo così e così. Mi costringo a crederci ma se ascolto il cuore... beh, non so come dire che "viene fuori un casino" senza sembrare un'adolescente. Ma a volte il gergo solo sa dare le sfumature che servono.

Scrivo oggi che forse ho trovato "la giusta distanza" (e anche questa è una citazione di lui, che mi ha fatto scoprire quel film dal tema tanto ricorrente nella vita di ciascuno di noi). C'è, questa distanza, ma non dà mai il senso pieno delle cose. E' la misura della difesa. La scelta sta tra tenere la guardia (e quindi la distanza) alta, o rischiare di avvicinarsi al fuoco e di scottarsi. Scelta che io faccio ogni volta che credo ne valga la pena. A poco serve sapere in anticipo che il fuoco scotta. Quando ti bruci fa male. Fine dei commenti. Fa male anche più di sentirsi dire "lo sapevi". Si vede che la comoda giusta distanza dal fuoco non dà abbastanza.

Quindi ora dovrei essere contenta. Ho scelto io di avvicinarmi, di rischiare, di scottarmi. Giusto?