mercoledì, dicembre 05, 2007

Anno Zero

Questo che si conclude lo considero un anno zero.
Ovvero, è passato con un turbinio di eventi, sensazioni, stati d'animo e azioni che alla fine mi hanno riportato allo stesso punto di partenza. Una ruota che gira a vuoto, una vite spannata...
Mi considero una sorta di ripetente. L'anno prossimo riparti da capo. Zero potrebbe essere il voto che do a questi mesi, ma in fondo non si vive per nulla, qualcosa in saccoccia si mette sempre.

Il vero anno zero sta per arrivare. Questo sarà un inizio. Deve esserlo. Focalizzare, concentrare e, speriamo, fare centro.
Il tutto dopo aver tagliato i rami secchi, fatto ordine intorno e dentro di me, riscoperto l'energia positiva che viene da se stessi e dagli altri.
I meravigliosi "altri" la cui luce, per pigrizia, si lascia che venga offuscata da tante piccole scorie dell'universo. Ok, sono tante, ma sono pure piccole!

Piena di buoni propositi, mi faccio la predica da sola, e mi dirigo verso le prossime occasioni che metteranno a dura prova i miei intendimenti.
Ma prima, vado in cucina a preparare un pranzo per qualcuno di speciale.

giovedì, settembre 20, 2007

20 settembre

Per noi (Baldo) è una data storica. La fondazione di Roma. Infatti, proprio Roma si chiamava mia nonna, nata il 20 settembre del 19... e poco più. Da noi i compleanni si festeggiano alla grande (per mancare devi essere all'estero, in turno in clinica, o malatissimo). Naturale che dopo averlo fatto per quasi 100 anni (anche se in realtà non so a quando risale l'usanza), non si possa cessare così, di brutto. Se non si festeggia, con la modalità del pranzone comunitario e luculliano, almeno si ricorda una data di compleanno, anche di chi ha smesso, per cause naturali, di compiere gli anni.

Per questo, da qualche anno il 20 settembre è una sorta di festa nazionale privata (si potrà dire così)? Da compleanno della nonna a nuova tradizione di clan, grazie all'interessamento delle zie, appassionate di ricerca storica e di araldica.
Mia nonna non poteva passare inosservata. Porta il nome della capitale, appena ingentilito dall'appellativo di Rometta con cui tutti la conoscevano, ma spietatamente prosaico all'anagrafe, e detestato da lei stessa.
Non sfugga che il 20 settembre è la data della breccia di porta Pia, e che mia nonna era figlia di un garibaldino di prima ondata (si fa presto ad arrivare a quegli anni). Del bisnonno Zamuner so pochissimo, se non che si sentì premiato dalla nascita della figlia proprio in una data tanto importante. E subito duqnue attribuì il patrio nome (mamma mia, se ci penso, è uan cosa da star hollywoodiane), con sommo disappunto del prete, che poco condivideva l'intrusione dell'esercito a casa del papa... Come vendicarsi? Rifiutando il battesimo della piccola, che rischiava la scomunica ancora prima di aprire gli occhi, se non con un nome di santo. Escamotage dell'eclettico ma risoluto bisnonno: secondo nome "Giuseppina" (indovna come chi?). Secondo nome nè apprezzato nè tanto meno utilizzato dalla poi spavalda quanto devota nonna.

Dunque il pranzo ci sarà anche quest'anno. Non serve neanche fare gli inviti, che tutti sanno che sarà la domenica più vicina alla data giusta. Rimane l'attesa per i risultati artistici con cui la zia ospite ci stupirà ancora una volta.

Lamentele

Sono fastidiose? Legittime? Inutili? Forse tutte e tre le cose. Però ci si deve passare attraverso. Forse sono gli spifferi del coperchio del vaso di Pandora. Già, prima che esploda tutto, meglio sfogare a poco a poco con qualche "elegia" (se siete poeti) e se no con delle sane sessioni di lamento. Che, a seconda del carattere del lamentante, può assumere i colori dell'invettiva, o dell'autocommiserazione.

Eccomi qui, mi viene in mente di scrivere le mie pene, proprio a seguito di una densa giornata di lamenti. Giusti, per altro, e quindi legittimi, ben distribuiti tra diversi innocenti che, per essere amici miei, sono incappati in una di queste giornatine dedicate all'insulto globale. Una giornata davvero buia che mi ha ridotto con la faccia di un lottatore (di Sumo?) al termine del match... e me l'hanno pure detto. Però la sera, una ventata di genuinità, quattro risate iniziate con un sorrisetto sotto i baffi e poi via! un altro V-day, ma all'indirizzo di chi so io.

Anche l'incazzatura è energia che segue le leggi della fisica (?): nulla si crea nè si distrugge... ma si trasforma. E' sorprendente. Ed è anche una scappatoia. Si può scegliere: preferisci farti un fegato così o usare l'energia per costruire qualcosa? Ok, ora faccio la ganza, la filosofa, ma ieri avrei illuminato NYC con la rabbia che avevo in corpo (energie rinnovabili, purtroppo!). Oggi volo alto... o almeno ci provo. Accidenti, la mia memoria sforacchiata e la scuola moderna non mi permettono di citare molti versi della tradizione, e quindi un bel "non ti curar di loro, ma guarda e passa" è l'unico ritornello che mi viene. Però ci sta tutto. Vediamo chi avrà ragione alla fine. Magari gli altri, ovvero il motivo della rabbia e delle lamentele, ma solo se si guarda in ambito ristretto. Per ora la vittoria è quella di non pensarci.
E di poter essere libera, eventualmente, per reggere le giornate no di qualcun altro.

mercoledì, giugno 06, 2007

La Casta

Sono stata alla presentazione del libro di Gian Antonio Stella. Più di una settimana fa, ovvero nella preistoria, stando su un blog. Sono molto meditativa? No, è che solo ora vengo ad aggiornare il blog (l'altro chiedendomi "e chi lo legge 'sto blog?" e quindi non ho molta fretta).

Non amo particolarmente i libri di denuncia del sistema, perchè, detta tra noi, sembrano sterili lamentele, sfoghi fini a se stessi che ad altro non servono se non a calmare l'ira accumulata. Cosa sacrosanta, ma che non porta ad agire per cambiare le cose. In più, quando si tratta di iniziative editoriali di firme affermate, sono macchine per fare soldi, e quindi destano in me una malcelata invidia... a meno che...

come in questo caso, la forma salva anche la sostanza. Anche se ha del macabro stare a sorridere delle atrocità finanziarie che si commettono in ogni istante nel nostro Paese (già, in questo siamo molto meglio di tutti i nostri "colleghi" europei), il libro si legge con grande piacere. Proprio per il suo stile, che ha la leggerezza dell'ironia, di calviniana memoria. Un volo aereo pronto ad abbattesi in picchiata quando meno te lo aspetti sui malcapitati al centro del turbine che si solleva ad ogni pagina. Quindi, onore al merito della penna che ha scritto.

Se poi si è conosciuto di persona l'autore, lo si è sentito parlare con la pesante cadenza vicentina (da far drizzare i capelli ad ogni insegnante di dizione...), il libro si legge con ancora più gusto. Un po' come quando si legge Montalbano e ci si scopre in testa un improvvisato accento siciliano.

Ok. Ora però scendiamo nella vita reale, e vediamo di fare qualcosa per scrollare qualche poltrona, per far valere i "virtuosi" e per non smettere di credere che le cose possono cambiare, ma non sempre e solo per l'azione di altri. Ce la faranno i nostri eroi?

martedì, marzo 27, 2007

I Colori dell'Orchestra

Si comincia!
Siamo sotto data con i concerti de "Il Suono dell'Olimpico". Anzi, per me e per altri che ci lavorano molto più di me, si tratta di un momento frenetico: siamo nel vivo delle danze da un po' e ormai si devono cominciare a vedere i risultati.
Manifesti affissi (fatica composititva di Loriana Martin che ha saputo conciliare tutte le istanze che venivano da diverse persone dell'Orchestra), fogli di sala quasi pronti, e comunque dati alle stampe (un ringraziamento ai tipografi, che portano una pazienza da santi), comunicato quasi inviato (e qui mi devo dare da fare io), spot su classica in via di definizione, inviti fatti ... l'orchestra la parte la sa da tempo, il coro ha prove anche domani... cosa mancherà?
Che arrivi domenica, ore 20 in punto (cominciamo ad abituarci ad andare a concerto prestino, che poi resta il tempo per una cena e quattro chiacchiere, invece di scappare tutti a casa "che domani si lavora", in pieno stile Nordest).

Per la cronaca, e anche per chi volesse venire ad ascoltare la musica, tocca al Requiem di Mozart. Già sentito? Già, però... ogni volta si rinnova la magia della musica dal vivo, della passione da condividere con chi ti sta di fronte, tutti impegnati ad interpretare le note ma anche le intenzioni dell'autore, nella fuggevolezza dell'esecuzione dal vivo, dove ogni persona, dal direttore a quello in fondo seduo sui gradini che non ha trovato un posto a sedere, mette un tassello, più o meno al centro della scena, per far venire fuori un disegno ogni volta diverso.

Oggi, però, c'è la sensazione che ci sia qualcosa che ci sta sfuggendo, qualcosa che stiamo dimenticando. Mi fa sentire come quando devi prendere un treno, la mattina presto. Valigia fatta ma ... chissà cosa sto lasciando a casa, che ti viene in mente quando sei in terra di nessuno. Speriamo non sia così. La frenesia si placherà nell'attimo di silenzio prima delle prime note dei violini, quando il gesto del direttore tiene tutti sospesi. A quel punto, nulla più di cui preoccuparsi. Possiamo lasciarci andare alla musica, come se si scivolasse tra le braccia di Morfeo. E il naufragar sarà particolarmente dolce...